Cantami o Diva

Leonard Cohen, poeta

Un viaggio tra le poesie di un grande artista

Suzanne, Famous blue raincoat, Seems so long ago, Chelsea Hotel, Halleluhja, Dance me…Queste canzoni hanno consacrato Leonard Cohen come uno dei più grandi cantautori (brutta parola) della storia della musica moderna, perché è riuscito a portare a compimento un progetto caro a tutti gli autori e cioè fare poesia in musica. Che sembra ovvio, ma ovvio non è.

Di più, Cohen in alcuni casi ha preso poesie non sue, le ha metabolizzate e rilette, per trasformarle in qualcosa di nuovo, più armonico, a volte più completo rispetto all’originale, almeno nella forza sottile dei sentimenti espressi. Pensiamo alla sublime Alexandra leaving, la cui composizione si è snodata per sedici anni: tratta da una poesia di Kostantinos P. Kavafis – che narra di Marco Antonio  e della perdita di Alessandria (la città) – la canzone di Cohen parla, invece, della fine di un amore e dell’addio, malinconico ma cosciente del bello che è stato, ad Alessandra, perché la notte si è fatta sempre più fredda e il dio dell’amore se ne andato. O la rappresentazione dell’esistenza di Take this waltz, che traduce e mette in musica Pequeño val vienés di Garcia Lorca, con esiti e sfumature assolutamente nuove e note che nell’originale non si trovano: prendi questo valzer, con il suo alito di brandy e di morte, che bagna la sua coda nel mare. La musica, un valzer triste che accompagna queste parole, completa ed esalta la poesia di Lorca, da alcuni critici considerata minore rispetto al suo corpus poetico.

Questi risultati non nascono dal nulla o non sono il semplice fortuito lampo di genio, che lì nasce e lì muore. Di origini ebraiche polacco-lituane, anglofono di Montreal, Cohen pubblica nel 1956, a ventuno anni, appena laureato in letteratura inglese, il suo primo libro di poesie, Let Us Compare Mythologies, cui seguiranno The Spice-box of Hearth (1961), Flowers for Hitler (1964), Parasite of Heaven (1966) e i romanzi The Favourite Game (1963) e Beautiful losers (1966).

Quando esce il primo album di canzoni (aveva pubblicato nel 1957 un album collettivo, ma di poesie, Six Montreal Poets, in cui recita otto sue liriche), Songs of Leonard Cohen, nel 1967, Cohen è già da tempo un poeta e romanziere noto e affermato, anche a livello internazionale. E la sua produzione poetica continuerà negli anni successivi: The Energy of Slaves (1972), Death of a Lady’s Man (1978), fino a Book of Longing (2006). Il successo delle sue canzoni nei trent’anni successivi, lo renderanno un’icona a livello mondiale.

Leonard Cohen appartiene alla schiera dei grandi romanzieri e poeti che l’Accademia di Stoccolma, per ragioni imperscrutabili, non ha degnato del Premio Nobel. La consolazione è che è un buona compagnia: basti pensare a Philip Roth o a Mario Luzi o, per rimanere a casa nostra, a D’Annunzio, cui fu preferita Grazia Deledda: in questo caso, fascista per fascista (anche se nessuno dei due lo fu fino in fondo), la  scelta sarebbe stata ovvia, perché il paragone tra D’Annunzio e Deledda è semplicemente impensabile, con tutte le più che legittime riserve che si possono avere sull’Immaginifico Vate.

Sesso, religiose, pacifismo, male di vivere sono i temi che maggiormente emergono dai suoi versi, in uno stile asciutto, a volte ermetico, privo di fronzoli e di retorica.

Le tre poesie che proponiamo sono una parzialissima rappresentazione della vasta produzione di Cohen, sia dal punto di vista quantitativo che dei temi trattati.

RITRATTO DI UNA RAGAZZA*

Siede dietro le persiane di legno
in un giorno molto afoso
La stanza è in ombra, tristi le fotografie
È profondamente preoccupata
delle sue cosce troppo grosse
e del suo culo grasso e brutto
È anche troppo pelosa
Le fortunate ragazze americane non sono pelose
Suda troppo
Ci sono perle di rugiada
sui neri peli sopra la sua bocca
Vorrei poterle dimostrare
cosa quei peli e quelle anche
significano per uno come me
Sfortunatamente non so chi sia
o dove viva
o se in realtà esista davvero
Non ci sono informazioni su questa persona
a parte che in questi versi
e lasciatemi dire chiaramente
che per quanto mi riguarda
lei non ha affatto problemi

*Portrait of a girl , in The Energy of Slaves, 1972 – Traduzione R. Pelo

 

QUESTO È PER TE*

Questo è per te
è il mio cuore colmo
è il libro che volevo leggerti
quando saremmo diventati vecchi
Ora sono un’ombra
sono senza pace come un impero
Tu sei la donna
che mi ha liberato
Ti ho vista guardare la luna
non hai esitato
ad amarmi con lei
Ti ho visto onorare gli anemoni
prigionieri degli scogli
mi hai amato con loro
Sulla morbida sabbia
tra i ciottoli e la riva
mi hai accolto nel cerchio
meglio di un ospite
Tutto questo accadeva
nella verità del tempo
nella verità della carne
Ti ho vista con un bambino
tu mi hai guidato al suo profumo
e alle sue visioni
senza chiedere sangue
Su molti tavoli di legno
imbanditi di cibo e candele
mille sacramenti
che portavi nel tuo canestro
Ho ispezionato la mia argilla
ho esaminato la mia nascita
fino a diventare tanto piccolo
e impaurito abbastanza
da nascere di nuovo
Ti voglio per la tua bellezza
mi hai dato più che te stessa
hai condiviso la tua bellezza
Questo solo ho imparato questa notte
mentre ricordo gli specchi
da cui tu fuggisti
dopo avergli dato
qualsiasi cosa loro pretendessero
per la mia iniziazione
Ora sono un’ombra
agogno i confini
del mio vagabondare
e mi muovo
con la forza delle tue preghiere
perché sei inginocchiata
come un bouquet
nel cavo di un osso
dietro la mia fronte
e vado verso un amore
che tu hai sognato per me

*This is for you, in Selected poems 1957-1968 – Traduzione R.Pelo

 

UN OPERAIO*

Avevo moglie e figli
Mi ubriacavo il sabato sera
Andavo al lavoro ogni giorno
Odiavo i ricchi
Volevo scoparmi una universitaria
Ero orgoglioso di essere un operaio
Odiavo gli stronzi
che gestivano la rivoluzione
Quelli come me vinceranno
Non ci servono le parole
Siete tutti in ginocchio
alla ricerca del capezzolo perduto
Noi siamo qui
Siamo già sopra di voi
Presto la legge sarà nostra
Presto assaggerete la nostra pietà
Non ho amici
Non ho classe
Non c’è alcun noi
Ho dovuto far leva sulle vostre illusioni sociali
per avervi qui nel mezzo della notte
Inzuppate le vostre bandiere nel sangue
Accendete le vostre torce
Le donne attendono
in bianchi vestiti castigati
La vostra dignità è ristabilita

*A working man, in Death of a Lady’s Man, 1978 – Traduzione R.Pelo

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