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I pericoli del Nazionalismo e l’esigenza di un’Europa Federale

Le domande sono tante e le risposte malauguratamente poche. Tante opinioni, ma veramente poche certezze. Noi vi diciamo la nostra con la speranza di suscitare alcune riflessioni.

Esaminando il processo di globalizzazione del mondo, sempre più attuale e inarrestabile, cosa appare evidente? Sicuramente l’affermazione e l’acquisizione di potere delle grandi potenze emergenti. L’Asia, con le immense e potentissime Cina ed India; l’Asia con le sue potenze minori, ma non per questo trascurabili né economicamente né commercialmente (Corea, Vietnam ecc); il Nord Africa che abbiamo tentato in ogni modo di fermare, prima con la guerra alla Libia e poi fomentando le cosiddette “Primavere Arabe”. I risultati si sono visti.

L’Europa vista com’è vista oggi è solo un insieme di paesi piccoli con potenzialità commerciali, industriali e finanziarie che, continuando in questo modo, non si avvicineranno neanche lontanamente a quelle delle potenze vicine emergenti.

Come potranno l’Italia, la Francia, la Spagna, l’Austria o la Germania o qualsiasi altro Stato Europeo affrontare e resistere ad un tale strapotere commerciale e finanziario? Immaginiamo un po’ l’Italia contro la Cina o la Spagna contro l’India, o qualsiasi altro paesino singolo contro la Russia, la Turchia. La proporzione è 1 a 20. Una sproporzione che commercialmente è già marcata, ma nel prossimo decennio, forse ventennio, sarà assolutamente evidente oltre che in ambito commerciale anche in ambito industriale, finanziario e militare.

Che senso ha in un insieme di paesi vecchi, arroccati sulle loro tradizioni passate e sul loro nazionalismo, continuare a negare la necessità di cedere sovranità nazionale a favore del raggiungimento di uno Stato Federale unico? Uno Stato Federale composto da Stati interni che mantengano sì le proprie tradizioni, ma che a livello di “regole” e di applicazione di queste “regole” sia unito sotto un unico cappello federale.

Eppure sin dagli anni cinquanta, 1957 per l’esattezza, i paesi e la politica del Paesi Europei hanno visto la necessità di unirsi. Quantomeno in ambito commerciale prima (ricordiamo la CEE) lavorando allo sviluppo di un sistema di Governo sovranazionale. Con il Trattato di Maastricht del 1992 furono introdotti nuovi elementi intergovernativi accanto a quelli più federali, rendendo sempre più difficile definire l’Unione europea. Pare quasi un gioco a fare e disfare. Vorrei ma non voglio. Ossia capisco che sia necessaria l’Unione, ma non voglio rinunciare alla mia sovranità. Con il Trattato di Lisbona poi, l’attuale Unione Monetaria Europea si è dato vita al TUE, Testo Unico Europeo, che prevede e pone paletti ben precisi al mantenimento della propria sovranità nazionale di ogni Stato.

Si potrebbe paragonare la cosa ad una famiglia con il frigorifero pieno ed il desiderio di fare una bella abbuffata senza svuotarlo. Senza toccare nulla.

Ma tutto questo che senso ha? Che senso ha fare tutto ed il contrario di tutto senza propendere ad uno Stato Federale Unico? Che senso ha pensare di contrastare il sempre più minaccioso crescente potere dei paesi del continente Euro-Asiatico, senza una forte unione Europea. Come Europa possiamo contrastare tutto e tutti. Abbiamo Storia, forza industriale, forza finanziaria, cultura e potenza militare largamente sufficiente. Ma da soli?

Non credete, cari amici, sia necessario un paese unico ed unito dove le regole principali siano le stesse Esempio: le regole sul lavoro; gli stipendi; le leggi fondamentali in ambito fiscale, finanziario, tributario, di diritto del lavoro, ossia di Diritto in senso assolutamente globale. In materia di Studio e di sanità. In materia di sicurezza sul lavoro. In materia di pensione. Ossia avere regole generali eguali al fine di eliminare la concorrenza transnazionale, ma di equiparare tutte le condizioni (ovviamente mantenendo una sana ed onesta concorrenza e competitività nei vari settori, ma ad eguali condizioni) al fine di offrire una concorrenza forte e di gran qualità contro le potenze emergenti.

Solo in questo modo potremmo come grande paese contrastare chiunque. Va ricordato che in un altro mondo gli Europei lo hanno già fatto. Creare uno Stato pendendo il meglio da ogni Paese avendo l’Umiltà di cedere proprio potere Nazionale in favore di un potere federale.  Diventare Cittadini Europei.

Sembra utopia questa. Specialmente conoscendo l’attaccamento di taluni popoli, come quello italiano e francese, alle proprie tradizioni ed al proprio orticello, ma è questa l’unica via se non vogliamo diventare piccole formiche in un campo di formichieri.

Certo la costruzione dell’unità europea federale è un’impresa coraggiosa e lungimirante. Ma è indubbiamente la condizione necessaria per garantire la pace, il progresso, la solidarietà e la prosperità del nostro continente.

Eppure, oggi, l’Unione europea è contestata da forze nazionaliste e populiste, che trovano spazio anche perché l’Europa è una costruzione ancora incompleta, incapace di rispondere con la necessaria efficacia alle sfide economiche e geopolitiche poste dalla globalizzazione e dall’assenza di un ordine internazionale cooperativo. I problemi legati alla sicurezza interna ed esterna, alla questione migratoria, al rafforzamento di uno sviluppo economico ecologicamente e socialmente sostenibile sono ancora lontani dall’essere superati.

Molto si può, e si deve, fare subito con gli attuali Trattati per migliorare la governance e le politiche dell’Unione in tutti questi settori, come dimostrano i Rapporti Bresso-Brok e Berès-Böge, approvati dal Parlamento europeo. Devono esserci, però, la volontà politica e sociale e l’accordo tra governi nazionali. Questa condizione non può sussistere se non si accompagna alla determinazione di riaprire, nei modi che gli equilibri all’interno dell’UE renderanno possibili (Protocollo aggiuntivo o Convenzione costituente), il cantiere della riforma dei Trattati.

Solo attraverso la creazione di un genuino potere di governo sovranazionale a livello europeo, grazie alla possibilità di contare su risorse proprie e di poter attuare direttamente le politiche europee, rispondendo al tempo stesso ai cittadini del proprio operato, si può trasformare l’Europa in un sistema politico efficace e democratico.

Sul piano istituzionale il primo nodo da sciogliere, nel quadro di un accordo tra i governi nazionali più avanzati, è quello della creazione di una unione federale dell’Eurozona, completando l’unione monetaria attraverso l’unione economica e fiscale e superando l’attuale sistema intergovernativo, come propone il Rapporto Verhofstadt, anch’esso approvato dal Parlamento europeo. La costruzione di questo nucleo di sovranità europea permetterà anche di sviluppare una vera ed autorevole politica estera e di sicurezza nazionale Europea, di cui non possiamo più fare a meno.

Non tutti i paesi membri accetteranno questa trasformazione: alcuni ne vorranno rimanere fuori temporaneamente, altri per tempi più lunghi. Per questo è necessario che la nuova struttura dell’Unione europea sappia conciliare la convivenza, all’interno del quadro unitario dell’Unione europea, di due diversi livelli di integrazione, garantendo a tutti i benefici e lo sviluppo del Mercato unico, senza però impedire la nascita dell’Unione federale tra i paesi dell’Euro, inclusi quelli già impegnati ad aderirvi.

Questo processo di ridefinizione dell’Unione europea non può più essere rimandato. È necessario intraprendere un cammino culturale e politico che conduca a questo obbiettivo. L’alternativa è solamente quella di ritrovarsi piccoli ed impotenti sardine in un mare di squali.

Per tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Europa è venuto il momento di mobilitarsi: per chiedere un’Europa federale che sappia difendere i valori della pace, della libertà e della giustizia sociale. Oggi e per le generazioni future.

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