

Nel 2011 un gruppo di uomini mennoniti boliviani è stato arrestato con l’accusa di stupro seriale. Gli uomini, tra il 2005 e il 2009, hanno sedato segretamente più di 150 vittime, solitamente donne della propria famiglia, prima degli attacchi. Un ottavo uomo è stato condannato a 12 anni e mezzo per aver fornito il sedativo, normalmente utilizzato per anestetizzare le mucche. Gli stupri sono avvenuti nella comunità mennonita di Manitoba, 150 km a nord-est della città di Santa Cruz. La vittima più giovane aveva nove anni.
Il numero esatto delle vittime non è chiaro. Le donne si svegliavano insanguinate e doloranti, ma quando hanno provato a parlare, è stato detto loro che forse il diavolo le aveva attaccate. O forse non era successo niente, e queste storie erano solo un’invenzione della “selvaggia immaginazione femminile”. Alcune donne non ricordavano di essere state violentate, mentre altre temevano di essere ostracizzate dalla comunità mennonita, profondamente conservatrice. Alcune temevano che non sarebbero state in grado di trovare un marito se si fosse saputo che erano state violentate, poiché le donne mennonite dovrebbero astenersi dal sesso fino al matrimonio.
Molte delle vittime parlano solo basso tedesco, la lingua dei padri fondatori mennoniti, e non hanno mai imparato lo spagnolo: ci sono circa 30-40.000 mennoniti in Paraguay e Bolivia. Mentre molti di loro sono indistinguibili dai loro vicini e hanno credenze religiose molto simili ai principali gruppi protestanti ed evangelici, altri rifiutano la vita moderna e vivono in comunità isolate. Manitoba Colony, dove sono avvenuti gli stupri, è una comunità ultra-conservatrice, senza strade asfaltate o elettricità. I suoi membri si muovono su calesse trainate da cavalli e si vestono con abiti tradizionali mennoniti.
Miriam Toews è una scrittrice canadese, nata a Steinbach in Manitoba, in una comunità mennonita. Il padre, Melvin C. Toews, era un discendente diretto di uno dei primi coloni di Steinbach, arrivato in Manitoba nel 1874 dall’Ucraina. Miriam Toews ha lasciato Steinbach all’età di diciotto anni e si è dedicata all’ambito letterario.
L’ottavo libro di Toews si intitola Donne che parlano (uscito in Italia nel 2018 per Marcos y Marcos) ed è un racconto fittizio – ma che nasce da questo fatto di cronaca – di otto donne che si riuniscono, sulla scia degli arresti degli uomini, per decidere una linea di condotta da prendere per reagire, o no, alle barbarie che hanno vissuto. Le opzioni sono tre: andare via, rimanere e combattere, non fare nulla.
“Ho sentito l’obbligo, il bisogno, di scrivere di queste donne”, dice Toews al The Guardian, “Ho sempre cercato di sfidare il patriarcato, in particolare della mia comunità mennonita, ma sono preoccupata soprattutto per la repressione delle ragazze e delle donne, e di qualsiasi luogo al mondo che rientri nel pensiero fondamentalista e autoritario. Quando ho sentito degli attacchi ero inorridita, ma non sorpresa. I dettagli erano scioccanti ma questi tipi di crimini si sono sempre verificati in luoghi come questo. Le comunità chiuse e estremiste sono un luogo fertile per la violenza.”
Leggete questo libro e informatevi su quello che è successo e molto probabilmente continua a succedere in Bolivia. Raccontatene, scrivetene. Aprite un dibattito. Riflettete, come le protagoniste di Donne che parlano, che cosa significa essere una persona, cosa una donna, cosa un animale; cos’è Dio, cos’è la libertà e cos’è la sicurezza, e perché non possono verificarsi insieme; cos’è il perdono e come può essere dannoso. Riflettete sul perché pensare, imparare, discutere, se sei una donna, offende gli uomini e Dio… Le donne di Manitoba – senza teorie, senza grandi discorsi, sono tutte analfabete – hanno cercato di far nascere un nuovo ordine , un nuovo mondo. Uno in cui non sono bestie da soma che non hanno diritto a nulla.