Internazionale

Chi è e cos’è successo a Mariya Kolesnikova?

Il 7 settembre 2020, Mariya Kolesnikova, leader della protesta bielorussa e membro del consiglio di coordinamento dell’opposizione, è stata rapita da “uomini sconosciuti” che – come riporta l’associazione Memorial International, che si occupa di prigionieri politici nelle ex repubbliche sovietiche – erano ufficiali dei servizi di sicurezza bielorussi.

È stato riferito che l’8 settembre i rapitori hanno tentato con la forza di espellere Kolesnikova dalla Bielorussia. Tuttavia, Mariya ha trovato un modo per impedire l’espulsione distruggendo il suo passaporto. In seguito, è stata portata in una direzione sconosciuta. Ora è nel centro di detenzione di Zhodin.

Il 19 agosto 2020, Kolesnikova è entrata a far parte del presidium di 7 membri del Consiglio di coordinamento di Tsikhanouskaya. Il 20 agosto il Procuratore generale della Bielorussia ha avviato un procedimento penale contro i membri del Consiglio di coordinamento ai sensi dell’articolo 361 del codice penale bielorusso, per aver tentato di impadronirsi del potere statale e aver danneggiato la sicurezza nazionale. L’unica del Consiglio di coordinamento a rimanere libera è la giornalista Svetlana Alexievich, premio Nobel per la letteratura 2015, costretta comunque a denunciare un’intrusione in casa. Aleksievich ha lasciato la Bielorussia a fine settembre per recarsi in Germania. La motivazione ufficiale parla di “visite mediche specialistiche”. Il suo ritorno in Bielorussia è programmato per fine mese anche se la sua portavoce, Tatyana Tyurina, ha spiegato che dipenderà da come si svilupperanno gli eventi nel paese, se le sarà garantita la sicurezza e, soprattutto, “se le autorità le consentiranno di tornare”.

In una lettera pubblicata il 24 ottobre da Belsat, Maria Kolesnikova ha parlato delle minacce ricevute dal primo vicecapo del Ministero degli affari interni Gennadij Kazakevich durante il suo rapimento. Kolesnikova ha scritto che Kazakevich le ha detto che avrebbe “cucito camicie per i funzionari di sicurezza per 25 anni, senza denti”.

La Commissione Europea ha condannato il suo arresto, definendolo inaccettabile. La Germania ha chiesto chiarezza sulla posizione di Kolesnikova e ha chiesto il rilascio di tutti i prigionieri politici in Bielorussia. La Lituania ha definito l’arresto di Kolesnikova una vergogna, paragonato a qualcosa che avrebbe fatto Stalin e ha chiesto il suo rilascio immediato. Il Regno Unito ha espresso seria preoccupazione per il benessere di Kolesnikova e ha affermato che il suo rilascio deve essere la massima priorità. Gli Stati Uniti hanno espresso sconcerto alla notizia dell’espulsione la Kolesnikova dalla Bielorussia da parte delle autorità.

La Russia di Vladimir Putin continua invece a dire che in Bielorussia “non esistono prigionieri politici”. E ha riconfermato il sostegno a Lukashenko (il quale sostiene con Putin che “se crolla la Bielorussia, la Russia sarà la prossima”) preparando gruppi antisommossa da inviare a Minsk. FOLLE.

Ci uniamo all’appello di Memorial International che chiede al governo russo, alla comunità russa e internazionale, ai leader politici in Europa e nel resto del mondo di fare tutto il possibile per garantire che Mariya Kolesnikova appaia a Minsk, libera e sicura. Non sono solo i rapitori che si assumono la piena responsabilità della vita, della sicurezza e del benessere di Mariya Kolesnikova, ma anche l’uomo che afferma di essere il presidente bielorusso.

 

Credits foto in evidenza: Euradio.FM

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Chiara Gianferotti

Chiara Gianferotti, 24 anni, ha sempre o un libro o una valigia in mano. Vive a Madrid ed è laureata in Lingue per l’Editoria, con un master in Editoria e Traduzione. Attualmente si occupa di editing, traduzione e comunicazione editoriale come freelance. La sua più grande passione è scoprire nuove librerie e parlare di libri su Instagram.

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