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Termini Imerese. Una grande Bufala. Una storia italiana italiana

La Bufala che fa bene a politicanti, sindacati e cassintegrati con il doppio lavoro, ma non certo agli operai a casa e senza prospettiva.

Tutti ne parlano, tutti si indignano, ma tutti sperano che non riparta mai.
Il Governanti, perché più ne parlano, più se ne occupano e più fanno piacere alla FIAT e più raccolgono consensi;
I sindacati perché campano di riunioni, tavole rotonde, diarie, trasferte e più il brodo si allunga e più va bene;
I lavoratori, molti, fanno il loro bel lavoretto in nero e arrotondano il loro mensile con la cassa integrazione.
Questo, lo so, cozza con l’immagine che da la televisione, ma è l’assoluta nuda verità e realtà malauguratamente.

Ebbene, Vi racconto brevemente questo ennesimo raggiro italiano vissuto direttamente. Vissuto allorquando, per conto del Fondo creato appositamente da una serie di imprenditori (GRIFA) guidati da Augusto Forenza, rappresentai il Banco BRJ in questa trattativa (il Banco BRJ all’epoca dei fatti era semplicemente l’amministratore del Fondo).

Rimangono gli allocchi.
Chi non ha visto.
Chi non ha personalmente vissuto quella vicenda.
Che credono ancora che il Governo stia cercando una soluzione;
Che i Sindacati si stiano dando effettivamente da fare;
Che i cassintegrati siano veramente alla fame. Oddio questo concetto tuttavia non va generalizzato stupidamente. Ci sono sicuramente dei cassintegrati che non sono riusciti a risolvere la propria situazione, ma non sono la maggioranza. Tanti hanno un doppio lavoro in nero, oppure una campagna da coltivare, insomma si arrangiano e tirano avanti e arrotondando con la cassintegrazione.
Ovviamente la massima solidarietà va a chi deve tentare di campare con la sola cassintegrazione. Ma è pressoché un decennio se non più che campano sulle spalle degli altri italiani che pagano la cassintegrazione senza mai essersi riciclati in qualcos’altro. Non è che forse conviene un po’ troppo a troppi questa situazione? Nessuno si è mai posto questa domanda?

Torniamo un attimo alla vicenda di Termini Imerese ed approfondiamo un po’ i fatti, ossia quando la GRIFA puntava alla presa dell’impianto e, per questo, si presentava con un Capitale sociale di 100.000.000 di Euro dando evidenza documentata (documentata e confermata al MISE) dell’esistenza di un fondo pronto all’investimento di 75.000.000 (somma della quale fu data materiale evidenza e che tale evidenza, appurata, fu pubblicamente constatata e confermata dall’allora Vice Ministro Claudio De Vincentis), con un progetto finalizzato allo sviluppo dell’ibrido (comunque con un progetto), e con un management forse non dei più giovani, ma comunque di provata esperienza. Di contro il MISE e Sviluppo Italia (Arcuri) hanno posto un paletto, legittimo se vogliamo, al quali la Grifa, evidentemente, non ha saputo omologarsi. Ossia: capitale sociale di 100.000.000 di Euro di cui mezzi propri per 25.000.000 di Euro ed un progetto approvato e ratificato da Sviluppo Italia.
Nel frattempo i giornali attaccano Grifa, il Piano industriale, attaccano il Banco BRJ che, ricordiamo, non era il finanziatore, ma semplicemente ed unicamente l’amministratore del fondo. Banca tra l’altro più volte contattata dal Dr. De Vincenti che, più volte, ne ha scongiurato l’uscita dal progetto. I lavoratiti fanno manifestazioni con a capo i sindacati, inneggiano alla loro dignità, al diritto al lavoro ecc…

La trattativa va avanti per mesi, ma l’adempimento della Grifa si arena sul capitale sociale. I 100.000.000 richiesti sono stati dichiarati, per 75.000.000 messi documentatamente a disposizione dal Fondo
costituendo per il tramite del Banco BRJ, ma mancano i 25.000.000 di mezzi propri che la Grifa NON riesca a depositare.

Poi arriva il principe salvatore, Ginatta, con la sua METEC e di punto in bianco il MISE trova l’azienda giusta e gli affida il tutto. Si perché in origine era la METEC, solamente in corso d’opera fu sostituita dalla BluTec.
Evidentemente la METEC, che già scricchiolava di parecchio, non andava bene.

Ma in realtà se approfondiamo un po’ vediamo che qualcosa forse non quadra. Anzi le cose non quadrano affatto.
Verifichiamo:

Progetto: non c’è!! ci sono delle bozze, pseudo progetti, ma all’epoca dei fatti nessun progetto è stato ratificato da Sviluppo Italia!!

Capitale: viene da pensare che almeno questo ci sia, ma … sorpresa, Termini Imerese viene affidato alla BLUTEC che ha 24.000.000 di capitale sociale di cui all’epoca dei fatti solamente 6.000.000 versati. Ops.. ed il 100.000.000?? i 25.000.000 di mezzi propri?? Svaniti!!
BLUTEC appartiene a Meterc Industrial Materials che ha ben 2.000.000 di Capitale sociale. Ne mancano ancora un po’ tanti per arrivare a 100.
Abbiamo poi nel gruppo la Metec Industrial Materials appartiene a sua volta a METEC Spa che ha ben 1.040.000 Euro di capitale sociale.

Quanto sopra è sconvolgente.
Sparito progetto; sparito l’obbligo di 25.000.000 di mezzi propri; sparito l’obbligo di 100.000.000 di Capitale sociale interamente versato e disponibile.

NON male è bello giocare quando le regole sono uguali per tutti. Ma in questo caso le regole vanno e vengono a quanto pare.

Quello che in realtà è sconvolgente ancor più di quanto sopra è che BLUTEC già in data 31.12.2014 (appena dopo l’assegnazione) è stata destinataria di un provvedimento di cassa integrazione (N. 90038) con scadenza 30.06.2015 e tutto sommato ci stava per avere il tempo di riorganizzare l’azienda prima del riavvio. Immediatamente dopo (ossia un paio di giorni dopo l’assegnazione del 31.12.2014) questo provvedimento (quindi ben prima della prima scadenza del 30.06.2015) è stato prorogato con scadenza 30.12.2016, dico bene … 2016!!!
Così sono tutti salvi. I lavoratori si devono accontentare della loro bella e dignitosa cassa integrazione e possono tranquillamente andarsi a fare qualche lavoretto extra (come vivere altrimenti?). I sindacati sono a posto e nessuno (stampa per prima) urla più allo scandalo e ai diritti dei lavoratori.
Il Governo è tranquillo e per tutti il MISE ha sistemato Termini Imerese.

Insomma una colossale presa per il culo che però sta bene a tutti.
Ma dai… in fondo che c’è di meglio di due anni di cassa integrazione.

Nonostante tutte le indignazioni precedenti NESSUN quotidiano italiano che, sino a quel momento, aveva speso fiumi d’inchiostro, s’è azzardato ad un commento qualsiasi. Non vedo, Non sento, Non parlo.
Nessuno che approfondisce ed analizza con onestà la situazione.
Si cavalca solo l’onda della notizia e non l’approfondimento dei fatti.

Un saluto

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MG

Marcello Gianferotti, classe 1966, ha iniziato a viaggiare all’età di 15 giorni. Prima la Tunisia, poi il Madagascar, l’Italia e ora la Spagna: non si è mai fermato. Grande appassionato di scrittura, è referente iberico del circuito Sviluppo Europa e gestisce, oltre a SamizdatVoz, anche il suo blog culinario marcellogianferotti.org.

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