Internazionale

Le politiche migratorie di Lukashenko sono una nuova minaccia per l’Europa

In seguito ai risultati delle ultime elezioni del 9 agosto 2020, in Bielorussia sono iniziate grandi proteste contro la presunta vittoria di Lukashenko, plasmata dai brogli elettorali. Un anno dopo le elezioni, le proteste democratiche non sono scomparse, i cittadini di Minsk e di altre città bielorusse continuano a  manifestare in modo indiretto contro il governo.

Nel frattempo, le autorità locali reprimono quotidianamente le proteste pacifiche e, giorno dopo giorno, molti attivisti per i diritti umani e giornalisti vengono rapiti e arrestati dalle unità speciali dell’OMON e dal KGB[1], che attuano soprattutto le politiche repressive di Lukashenko. Molti prigionieri politici vengono torturati per confessare il falso alla televisione di Stato. Nel corso di tutto questo processo, nel centro dell’Europa assistiamo a violazioni senza precedenti dei diritti dell’uomo. Uno degli ultimi eventi sconvolgenti si è verificato il 23 maggio 2021, con l’atterraggio forzato di un aereo passeggeri della Ryanair in volo dalla Grecia a Vilnius, che ha portato all’arresto del blogger dell’opposizione Raman Pratasevic. L’ex direttore del canale telegrafico NEXTA è stato accusato di aver contribuito a coordinare le proteste antigovernative nel 2020.

La reazione del Consiglio Europeo è stata immediata: dopo i tre pacchetti di sanzioni nell’ultimo anno, nel giugno 2021, ha deciso di applicare un quarto pacchetto di sanzioni, finora più ampio, che colpisce i settori economici e finanziari bielorussi, in particolare i prodotti petroliferi, il cloruro di potassio e il tabacco.

La vendetta di Lukashenko è stata quella di sospendere la sua partecipazione al programma Eastern Partnership Program (EaP) e di chiedere al capo della delegazione dell’UE in Bielorussia di lasciare il paese. L’obiettivo era quello di colpire il tallone d’Achille dell’Europa: smettere di aiutare l’Unione Europea a combattere l’immigrazione clandestina per vendicarsi delle sanzioni dell’UE e aprire una nuova rotta migratoria.

Durante la pandemia, si è discusso molto del vasto flusso migratorio attraverso i paesi balcanici e l’Europa meridionale. La nuova rotta per i rifugiati passa principalmente attraverso il confine bielorusso-lituano, oltre che attraverso il confine bielorusso-polacco. Nei mesi di giugno e luglio il numero degli immigrati è stato molto elevato, raggiungendo quasi 1000 persone che hanno attraversato illegalmente la frontiera. La maggior parte dei migranti proviene dal Medio Oriente (Iraq, Iran e Siria), da cui le persone fuggono da diversi conflitti e guerre civili.

In seguito alla decisione dell’Unione europea di vietare i voli verso la Bielorussia, tutti i collegamenti con l’Occidente sono stati immediatamente interrotti. Questo ha portato ad un’apertura con la Russia e i paesi del Medio Oriente che offrono voli diretti con la compagnia aerea di bandiera bielorussa Belavia dalla Turchia e dalla capitale irachena. È chiaro che Lukashenko sta usando i migranti come un’arma a doppio taglio, soprattutto contro la Lituania, che è il primo paese a condannare le elezioni fraudolente dell’agosto 2020 e a sostenere il movimento democratico e un gran numero di rifugiati politici.

Negli ultimi due mesi la Lituania ha dovuto affrontare un grande flusso di migranti al confine con la Bielorussia, che il presidente lituano Nauseda ha inserito nell’agenda prioritaria del governo lituano, convocando una riunione del Consiglio di difesa di Stato per discutere le questioni relative alla protezione delle frontiere. La Lituania non può far fronte da sola a questo nuovo flusso migratorio, infatti l’Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera (Frontex) ha collocato 30 agenti alle frontiere e ha chiesto un maggiore sostegno da parte di altri Stati membri dell’UE e di altri paesi vicini. Nonostante tale sostegno, la situazione si sta deteriorando con l’aumento quotidiano del numero di attraversamenti illegali. Per questo la Lituania ha deciso di costruire una recinzione per fermare l’afflusso, mentre nei giorni scorsi il Ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis ha chiamato i suoi corrispondenti turchi e iracheni per fermare i voli verso la Bielorussia, identificare i migranti e contenere gli ingressi. Inoltre, come ha dichiarato il Primo Ministro Ingrida Simonyte, esistono agenzie di viaggio sia in Bielorussia che in altri paesi che attirano i rifugiati a Minsk e li aiutano nel loro viaggio verso la frontiera lituana.

Nei giorni scorsi, questa nuova ondata migratoria ha provocato un raduno anti-immigrazione nella città lituana di Druskininkai, al confine con la Bielorussia, il quale chiedeva di fermare questa nuova rotta attraverso il paese, contravvenendo ai principi democratici su cui si fonda l’Unione europea.

Si tratta di mettere in discussione i diritti umani fondamentali e di mettere a repentaglio la vita di tante persone. L’astuta mossa di Lukashenko di approfittare dei migranti in gravi difficoltà, ha scatenato un grande dibattito nell’Ue. Se da un lato le rotte dei Balcani e del Mediterraneo continuano ad essere le rotte principali per i rifugiati, dall’altro questo nuovo flusso esercita una pressione ancora maggiore su una risposta comune dell’Unione Europea nei confronti della Bielorussia.

È noto che la questione migratoria è uno dei punti deboli della una politica europea comune, a causa delle idee divergenti degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda il meccanismo di redistribuzione dei migranti all’interno dell’Unione. L’Europa deve affrontare una nuova sfida: difenderà i diritti umani o cadrà nella trappola di Lukashenko?

[1] OMON (Unita’ Speciale Mobile della Polizia), KGB (Comitato per la Sicurezza dello Stato)

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