Opinioni

Il concetto di migrazione e la posizione dell’Italia nella Storia

Una bella storia per tutti: avventura e realtà

Ho pensato di scrivere questa storia vera affinché tutti coloro che parlano di migranti sappiano di cosa parlano. Troppa gente parla di “migranti” come se questi fossero una razza a parte, inferiore, un anello di congiunzione tra le scimmie africane e la nostra razza superiore.

Prima di parlare di Migranti sarebbe bene chiederci da dove veniamo; sarebbe bene chiederci da dove veniva quel Cristo che tanti venerano la Domenica; sarebbe bene chiedersi perché in tanti e tanti paesi africani, sudamericani, asiatici si parlino lingue europee; sarebbe bene chiedersi perché negli Stati Uniti ci siano tanti Afro-Americani.

Perché? Secondo la paleoantropologia, si ritiene che l’Homo sapiens più antico sia l’Uomo di Kibish, i cui resti sono stati trovati a Kibish in Africa orientale (fiume Omo, Etiopia) e si ritiene che risalente a circa 195 000 anni fa sia l’antenato di tutti, che proveniente dall’Africa ha poi colonizzato il nostro mondo dando vita nei secolo, nei millenni, alla nostra civiltà superiore.

Tuttavia questa è una teoria e come tutte le teorie può essere contestata e deve essere contestata perché questo è il succo della scienza. Ma basandoci su fatti concreti cosa possiamo scoprire.

Questa storia inizia nel XI secolo, la storia del colonialismo in Africa. Ossia un vero e proprio processo storico di occupazione territoriale del continente africano, in particolare della parte subsahariana, da parte di altre nazioni, la maggior parte europee, a partire dall’XI secolo circa, fino a raggiungere il proprio apice nella seconda metà del XIX secolo. Quest’ultima occupazione tuttavia, che prende il nome di colonialismo moderno, o imperialismo, fu un periodo di vera e propria “spartizione dell’Africa”, e i cui protagonisti furono soprattutto  Francia, Gran Bretagna e, in misura minore, GermaniaPortogalloItaliaBelgioSpagna Paesi Bassi. Spagna e Portogallo erano intenti a spartirsi il Sud-America; e l’Inghilterra buona parte dell’Asia (India, ad esempio).

Pur riferendosi spesso a una presunta “missione civilizzatrice“, soprattutto nei confronti di popoli relativamente arretrati dell’Africa subsahariana, le potenze coloniali si dedicarono soprattutto allo sfruttamento delle risorse naturali del continente. Soltanto in alcuni casi, la presenza europea in Africa portò a un effettivo sviluppo delle regioni, per esempio attraverso la costruzione di infrastrutture. Nei luoghi in cui si stabilirono comunità di origine europea (ad es. il Sudafrica), la popolazione locale fu, in genere, discriminata politicamente ed economicamente.

C’è poi in questa storia un importante aspetto commerciale che fece ricche alcune società mercantili dell’epoca oltre ogni modo. Il commercio di schiavi. In circa due secoli, circa 11 milioni di schiavi furono rastrellati dalle tribù africane più interne, e rivenduti ai mercanti di schiavi, detti “negrieri”.

A partire dal XVIII secolo circa, molti schiavi africani furono quindi deportati attraverso l’Oceano Atlantico e messi in vendita per i grandi latifondisti americani, in particolare nei territori statunitensi. La popolazione americana quindi, tende, ancor oggi a definire “afroamericano” un africano, o discendente di quei progenitori africani che migrarono nelle “Americhe”, migrazione, in quell’epoca, spesso avvenuta contro la loro volontà. La cosiddetta “schiavitù negli Stati Uniti d’America” infatti, fu legalmente abolita soltanto nella seconda metà del XIX secolo.

In questo NON ci dimentichiamo chi erano gli abitanti dell’America del Nord non ancora U.S.A. Erano TUTTI europei emigrati in quel paese.

Dalla seconda metà del XIX secolo ebbe poi inizio il cosiddetto Colonialismo moderno (o imperialismo). Il colonialismo basato sul commercio di schiavi cominciò a calare, per dare spazio al cosiddetto “colonialismo moderno” o “Imperialismo”, essenzialmente basato sullo sfruttamento delle risorse dei paesi colonizzati. La penetrazione coloniale nell’entroterra africano avvenne, solitamente, dopo spedizioni esplorative, che diedero l’idea delle risorse geologiche dei vasti territori. L’espansione coloniale raggiunse il suo apice con una vera e propria “corsa alle colonie”: ogni paese europeo inviò contingenti militari per occupare i territori dell’entroterra, formalmente ancora appartenenti a nessuno, e abitati da poche tribù. Ciò permise agli europei di appropriarsene senza scrupoli, in quanto senza giurisdizione. I territori furono occupati sia con la forza (principalmente nei territori musulmani) sia con la diplomazia, in alcuni casi, laddove le tribù preferirono assoggettarsi ai coloni piuttosto che ad altre tribù vicine e tiranne. I territori occupati quindi, furono proclamati colonie dai paesi europei colonizzatori.

In pochissimi anni furono organizzate le amministrazioni e gli eserciti nei territori stessi, imitando il modello europeo. Nei primi anni del XX secolo, ogni popolazione di ogni colonia africana cominciò ad avere una educazione, una religione, una cultura, un modello amministrativo ed una politica ed una lingua del tutto simile al paese europeo colonizzatore che la dominò (furono soprattutto Inghilterra, Francia e Belgio).

Le élite delle popolazioni indigene (come, ad esempio, i capi tribù), godettero di alcuni vantaggi, come ad esempio alcune posizioni sociali, ma i popolari neri furono esclusi dalle decisioni politiche e spesso ridotti alla povertà, all’ignoranza o allo sfruttamento. Il colonialismo quindi, portò ad un impoverimento dei popoli neri, sia in termini economici sia in termini culturali, oltre che a una impossibilità di una indipendenza politica del territorio.

Di che stiamo parlando?

Stiamo parlando del fatto che l’Europa (Italia inclusa) ha sfruttato, saccheggiato e violentato l’Africa (per non parlare di Sud America e Asia) per ben 9 secoli ed in maniera sistematica e pesantissima per 7 secoli a partire dal 1300, rapendo e deportando oltre 11 milioni di persone. Separando e distruggendo famiglie. Impoverendo un popolo un tempo fiero e ricchissimo. Ma ancor peggio bloccandone lo sviluppo.

Se poi vogliamo rimanere nel nostro piccolo, pensiamo che la responsabilità di tutto quanto accaduto è Italiana, come di ogni altro paese Europeo: nel 1935 l’Italia iniziò un attacco massiccio contro il regno etiope. Usando come base la colonia eritrea, conquistata già nel 1887, l’Italia impiegò contro l’Etiopia truppe ausiliari eritree, oltre mezzo milione di soldati italiani e gas nervini. Il governo etiope del dopoguerra calcolò più di 730.000 morti, mentre storici italiani stimano le vittime del colonialismo italiano dal 1887 al 1941 in oltre 300.000 persone. Anni fa la giornalista Fiamma Nierenstein ha criticato la rimozione dei crimini di guerra fascisti in Africa a favore della cosiddetta pacificazione e lo storico Giorgio Del Boca ha accusato l’Italia del dopoguerra di aver cercato accordi con i dittatori in Libia, Somalia e Etiopia.

Ma il colonialismo italiano ed i crimini di guerra italiani, dei quali nulla s’insegna nelle scuole di oggi non si sono limitati all’Etiopia.

Eritrea (1882-1947)
Somalia italiana (1890-1960)
Libia (1911-1943)
Etiopia (1936-1941)
Il protettorato sull’Albania (1918-1920)
Il Dodecaneso (1912-1943) – L’arcipelago Egeo di cui nessuno sente mai parlare
Saseno (1914-1920) – Isola Albanese
L’Anatolia (1919-1922) – parte asiatica della Turchia

Ebbene tutto questo parlare e scrivere al solo scopo di porre una domanda che tutti sfuggono. Ma sapendo tutto questo (che è solo una minima parte di ciò che ci sarebbe da dire perché non abbiamo parlato di Africa pattumiera, di sfruttamento delle risorse minerarie, idrocarburi, aurifere; non abbiamo parlato dello sfruttamento della mano d’opera posto sistematicamente in essere dal 900 ad oggi per ottenere lavoro a basso costo e massimizzare il profitto; non abbiamo parlato dello sfruttamento del lavoro infantile e minorile), che diritto abbiamo di contestare o limitare i flussi migratori? Che diritto abbiamo di limitare la migrazione di quei popoli che dopo 9 secoli vengo a riprendersi un po’ del maltolto? Che diritto abbiamo di NON condividere il nostro benessere con loro e casomai di ridurre il nostro per migliorare il loro?

Chiunque oggi contesti la migrazione dei popoli in realtà è complice della continuazione dello sfruttamento di qui popoli e di quella gente ed è altrettanto responsabile come quelle multinazionali sponsorizzate dai propri paesi che giorno dopo giorno continuano ad impoverire i popoli africani e non.

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MG

Marcello Gianferotti, classe 1966, ha iniziato a viaggiare all’età di 15 giorni. Prima la Tunisia, poi il Madagascar, l’Italia e ora la Spagna: non si è mai fermato. Grande appassionato di scrittura, è referente iberico del circuito Sviluppo Europa e gestisce, oltre a SamizdatVoz, anche il suo blog culinario marcellogianferotti.org.

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