Opinioni

Può esistere una sinistra senza ideologia?

Serve una sinistra senza ideologia? Ma ancor di più, serve una politica senza ideologia?

Ma la sinistra cos’è? Chi in poche frasi può sintetizzare meglio il concetto di sinistra se non un uomo come Sandro Pertini?

“Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [… ] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. […]” 
– Sandro Pertini

Voglio partire da qua. Da un punto fermo. Se consideriamo l’ideologia, il complesso degli ideali e delle mentalità, di valori e rappresentazioni proprie di una società o di un gruppo sociale in un determinato periodo storico, e se, sul piano politico, consideriamo l’ideologia come il sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base di un movimento o di un partito, scopriamo che oggi non possiamo farne a meno. O quantomeno, a mio personale giudizio, non se ne può fare a meno.

Dunque, l’ideologia sarebbe una bussola, lo strumento di orientamento del comportamento individuale e sociale di una comunità di persone. Essere post ideologici è una contraddizione irrisolvibile in un mondo che ha provato a sostituire l’ideologia con nuovi dogmatismi che appaiono non ideologici, ma che sono profondamente impregnati di ideologismo.

Chi dice di essere post ideologico ha sposato, magari senza saperlo, l’ideologismo. Non può esistere una società, una comunità, che non abbia idee, valori, rappresentazioni e strumenti simbolici – culturali – di interpretazione della realtà. Non può esistere un partito o un movimento politico che non abbia un sistema concettuale e interpretativo, una visione del mondo, ideali, a base della propria esistenza.

Ma per questo occorre un punto fermo, un faro, rappresentato dalla propria memoria storica ed ideologica. Evolutasi si, ma pur sempre fedele alla sua radice. Oggi più che mai si assiste ad un vero e proprio caos ideologico. Un caos disordinato ed ignorante. Un caos che porta persone a promuovere concetti di sinistra che in realtà sono molto più prossimi ad una ideologia di destra che di sinistra e vice versa. Convinti nella loro ignoranza storica.

Si assiste ad improbabili alleanze tra partiti presumibilmente di sinistra con partiti di destra o tendenti alla destra pur di fare Governo. Non ci dimentichiamo l’alleanza 5 Stelle/Lega e la successiva alleanza 5 Stelle/PD. Tutto e il contrario di tutto. Ma non dimentichiamoci neanche che l’attuale PD nasce dalla fusione di un gruppo di partiti tra i quali il PCI, il PSI e buona parte della DC.

Siamo in un’epoca post ideologica? Assolutamente no. Ci piace dirlo forse per autogiustificare la totale assenza di ideologia nelle nostre espressioni politiche. Anche individuali, non solo in quelle figure rappresentanti l’elettorato italiano. Siamo in una fase storica a-ideologica, ma piena zeppa di ideologismi – spazzatura – di cui si nutrono le masse.

L’ideologismo neo liberista con i suoi corollari del benessere illusorio, della ricchezza facile e dell’estetica del consumo. L’ideologismo sovranista con i suoi corollari nazionalistici e identitari. L’ideologismo fondamentalista religioso con i suoi corollari di totalitarismo teocratico. Il mondo è pieno di ideologismi cresciuti all’ombra del – presunto – superamento delle ideologie dei due secoli passati.

Ma perché la sinistra italiana, di parecchio sbiadita, non vuol più riconoscersi completamente in quella ideologia che fu di Pertini, come di tanti altri? Io non ho la risposta assoluta, posso solo dire la mia sperando che alcuni dei lettori possano trarne riflessione. A mio avviso la risposta è molto più semplice di quanto si creda. Il responsabile è l’agio. Il benessere a tutti i costi.

Riconoscersi oggi di sinistra imporrebbe l’obbligo di riconoscere che il nostro benessere viene da secoli pagato da altri. Costo che oggi questi reclamano. Riconoscersi nei valori della sinistra imporrebbe la condivisione del benessere accumulato con quei popoli che oggi bussano quotidianamente alla nostra porta. Riconoscerci in una vera morale di sinistra imporrebbe a tutti una decrescita importante in favore del miglioramento e della crescita di tutti quei paesi che per secoli sono stati sfruttati.

Quindi? L’istinto umano di conservazione “adatta” automaticamente l’ideologia di sinistra alla conservazione del proprio benessere acquisito riducendo i concetti ideologici a mere chiacchiere disquisitorie tendendo ad imborghesire sempre più nella pratica l’uomo di sinistra. Portandoci, per convenienza, a pensare come viviamo e non a vivere come pensiamo.

Questa è la vera crisi della sinistra moderna.

 

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MG

Marcello Gianferotti, classe 1966, ha iniziato a viaggiare all’età di 15 giorni. Prima la Tunisia, poi il Madagascar, l’Italia e ora la Spagna: non si è mai fermato. Grande appassionato di scrittura, è referente iberico del circuito Sviluppo Europa e gestisce, oltre a SamizdatVoz, anche il suo blog culinario marcellogianferotti.org.

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