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La disfatta del turismo di massa

Mai Thomas Cook avrebbe potuto pensare che la tipologia di turismo da lui inventata nel 1841, e cioè gite turistiche per un gran numero di partecipanti, avrebbe subito una battuta d’arresto come quella a cui abbiamo assistito durante questo 2020.

Il turismo nel tempo si è evoluto enormemente: dal Grand Tour che potevano permettersi solamente gli aristocratici durante il XVII secolo ai voli ed agli alloggi low cost che hanno permesso a quasi tutte le fasce di popolazione di potersi spostare in altri luoghi e godersi la propria vacanza a costi contenuti.

Quest’anno però abbiamo dovuto fare i conti con l’epidemia da coronavirus, ed ecco che allora le persone, preoccupate per la propria salute o perché ad oggi alcune frontiere risultano essere chiuse, hanno seguito i consigli degli esperti e dei politici ed hanno limitato fortemente la loro mobilità e scelto destinazioni prossime ai luoghi dove risiedono abitualmente.

Tutto questo ha generato perdite economiche che si aggirano intorno ai 7 miliardi di euro per quanto riguarda le città d’arte italiane, con conseguenze disastrose per l’economia sia su scala nazionale che locale.

Sono stati soprattutto gli stranieri che, con la loro assenza, hanno contribuito a questa debacle, impossibilitati a raggiungere mete che generalmente sono invece molto gettonate.

In Italia il turismo contribuisce al 13% del Pil, una voce davvero importante perché l’economia rimanga florida, ma quest’anno si sono registrati cali di presenze un po’ dappertutto, con una perdita complessiva, riporta Federalberghi, di circa 16 milioni di euro e per il prossimo futuro le previsioni non sono molto rosee.

Si dovrà ancora aspettare qualche anno perché tutto il comparto si riprenda e le nostre città siano attraversate da orde di turisti variopinti che danno forse un po’ di fastidio quando affollano le nostre strade, ma ora che non ci sono se ne sente un po’ la mancanza.

 

 

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