

Noi di Samizdat abbiamo a cuore e sosteniamo tutte quelle persone che hanno voglia di dire la propria, di gridare il proprio pensiero senza censure e che possiedono una voce fuori dal coro. Per questo abbiamo intervistato Roberta Cirulli, studentessa di Turismo in Erasmus a Madrid, e con lei abbiamo parlato della visione dei giovani da parte della società, italiana e non.
Cosa ne pensi della società odierna e del suo modo di trattare i giovani?
I giovani sembrano pedine succubi della società, cresciuti dalle istituzioni come animali e mortificati costantemente dai cosiddetti ‘adulti con esperienza’ che spesso e volentieri scoraggiano i ragazzi volenterosi a intraprendere una qualsiasi carriera lavorativa o scolastica con la classica frase agghiacciante da bar e che sentiamo da decenni: non c’è lavoro.
E tu come interpreti questa frase: non c’è lavoro?
Questa affermazione sembra quasi un invito a rassegnarsi già in partenza, in modo da incitare gli spiriti audaci dei neo ventenni a non avere degli obiettivi da perseguire nella propria vita, e a perdere di vista la qualsiasi ipotetica possibilità di poter credere nei propri ideali, valori e speranze per un futuro migliore. Tutto questo appare come una trappola per demolire innumerevoli cuori pieni di vita, il costante assorbire la frase ‘voi giovani non avete futuro’ richiama le nuove generazioni alla disfatta già in partenza, come se dopo il diploma si dovesse vivere come completi vegetali in balia del caso e di ‘quel che capita’, perché tanto per qualsiasi lavoro ‘c’è disoccupazione’.
È anche vero che esiste una parte di popolazione giovane che non ha nessuna aspirazione o voglia di intraprendere una carriera lavorativa.
Un altro atteggiamento di ironico incoraggiamento, che spesso tende a non demordere, è fare di tutta l’erba un fascio: i giovani d’oggi non hanno voglia di fare niente. Ogni giorno si consumano valanghe di discorsi che dipingono i ragazzi d’oggi come l’unico genere umano nato incapace quasi come se fosse una piaga sociale che il mondo deve sopportare amaramente.
Cosa vorresti dire a tutti quei giovani che si sentono ripetere frasi denigratorie tutti i giorni?
Noi facciamo parte di questo mondo e dobbiamo pretendere di avere il diritto di esserci e di crearci un posto nella società degno delle nostre ambizioni. Ci tengo a invitare i miei coetanei a non lasciarsi travolgere dal chiacchiericcio di quartiere e dagli stereotipi del giovane d’oggi come ‘nullafacente’ che hanno come fine quello di smontare e affliggere l’animo dei ragazzi, facendoli sentire impossibilitati di fare delle proprie passioni il proprio lavoro.
Noi giovani non possiamo essere l’anello debole della società ma dobbiamo perseverare, poter lottare per la LIBERTÀ di sognare, di realizzarci e intraprendere qualsiasi percorso formativo affine ai nostri desideri. I limiti sociali non esistono, esiste solo la forza d’animo di cui purtroppo non si parla mai e di cui, invece, si dovrebbe parlare… nei bar inclusi.