Opinioni

L’irrilevanza dei fatti

Durante la Glasnost, sembrava che la verità avrebbe reso tutti liberi. I dittatori erano parsi tanto spaventati dalla verità da metterla a tacere. Ma qualcosa è andato storto. Abbiamo accesso a più informazioni e prove che mai, eppure i fatti sembrano aver perso il proprio potere. Non c’è niente di nuovo nel fatto che i politici mentono, ma la novità è che adesso sembrano ostentare indifferenza verso la veridicità delle proprie parole.

Così si apre il capitolo L’irrilevanza dei fatti del saggio Questa non è propaganda di Peter Pomerantsev, edito Bompiani.

Quando Vladimir Putin apparve sulle televisioni internazionali durante l’annessione della Crimea da parte dei suo esercito e asserì che non c’erano soldati russi in Crimea, sebbene tutti sapessero che c’erano e in seguito, con altrettanta disinvoltura, ammise che c’erano stati, non stava mentendo, ma dicendo che i fatti non contavano.

Allo stesso modo Donald Trump è noto per non avere un’idea chiara su cosa siano i fatti o la verità, e tuttavia ciò non è stato affatto un ostacolo al suo successo. Secondo l’agenzia di verifica dei fatti PoliFact, le sue affermazioni durante la campagna presidenziale del 2016 eran, nel settantasei percento dei casi, sostanzialmente inesatte o totalmente false, contro il ventisette percento delle dichiarazioni della sua rivale. Nonostante ciò, Trump vinse.

Perché è accaduto questo? La colpa è della tecnologia o dei media? Quali sono le conseguenze in un mondo in cui i potenti non temono più i fatti? Significa che si possono commettere crimini sotto gli occhi di tutti? E poi fare come se niente fosse?

La tecnologia dei social media, unita a una visione del mondo in cui tutte le informazioni sono parte di una guerra e l’imparzialità è impossibile, ha contribuito a minare la sacralità dei fatti. Sarebbe bello poter vivere in un mondo in cui le parole hanno un significato, in cui i fatti non vengono archiviati come semplici relazioni pubbliche o “guerra dell’informazione”.

Durante la Guerra Fredda l’individualismo estremo era legato alla lotta per ricevere e trasmettere informazioni accurate, mentre la libertà di parola era associata alla libertà d’espressione artistica, entrambe osteggiate dai regimi che censuravano i fatti e la “stravaganza”. Oggi i social media offrono spazi illimitati a una forma di individualismo estremo. Esprimi quello che è racchiuso nel tuo cuore! Ma il modo stesso in cui sono costruiti allontana dall’aderenza ai fatti.

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Chiara Gianferotti

Chiara Gianferotti, 24 anni, ha sempre o un libro o una valigia in mano. Vive a Madrid ed è laureata in Lingue per l’Editoria, con un master in Editoria e Traduzione. Attualmente si occupa di editing, traduzione e comunicazione editoriale come freelance. La sua più grande passione è scoprire nuove librerie e parlare di libri su Instagram.

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