Opinioni

Natale 2019

Come ogni anno arriva Natale.
La mensa dei poveri e della ritrovata santità del Natale?
La mensa di tutti all’insegna della condivisione?
Un momento per ritrovare la propria spiritualità?
Per chi come me non è credente, forse un atto di pace e di condivisione?
Mi pare proprio di no.
Mi pare che tutto questo sia completamente fuori luogo.
Sicuramente è un momento di grande ipocrisia. Questo si.
Mi chiedo che senso abbia continuare a prendere in giro il mondo con il Natale.
Che senso ha festeggiare, rimpinzarsi con le gambe sotto tavolate piene di ogni ben di dio?
Scartare regali senza alcun ritegno?

Che senso ha:
Quando palesemente e senza alcuna vergogna la nostra “civiltà” accetta passivamente che centinaia, migliaia, di essere umani – ricchi o poveri che siano, con cellulare o no, magri o in forza – muoiano in mare alla ricerca di una vita migliore;
Quando accettiamo passivamente che migliaia e migliaia di bambini muoiano di malaria perché i genitori non possono pagare loro una semplice cura del valore di 5, 8 o 10 euro;
Quando accettiamo passivamente che migliaia e migliaia di bambini muoiano perché denutriti;
Quando accettiamo passivamente che il popolo curdo venga massacrato senza fare o dire nulla;
Quando accettiamo passivamente il riaffiorare del fascismo in Italia, o pseudo tale che sia;
Quando accettiamo passivamente che esista un mondo di serie A, uno di serie B e forse anche uno di serie C;
Quando accettiamo passivamente, senza fare nulla, che il mondo occidentale, quello nostro per intenderci, quello civile, quello dei giusti nei giusti, sistematicamente sfrutti le risorse ed il lavoro minorile in decine e decine di paesi pur di farci sguazzare nel nostro benessere.
Ma cosa c’è da festeggiare in tutto questo?
La solita ennesima ipocrita corsa al consumismo ed al menefreghismo globalizzato?
La solita corsa alla mensa di una menzogna raccontata da millenni per schiacciare e controllare popoli su popoli?

Ma cosa c’è da festeggiare in tutto questo?
Con quale spirito si può festeggiare sapendo che anche per colpa nostra, per i nostri silenzi, per i tanti sguardi voltati, per le tante complicità, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale al massimo festeggia con una ciotola di riso e con un pezzetto di pollo (i più fortunati). Quando bambini, donne e uomini si proteggono dai lanci delle bombe turche o siriane. Quando interi popoli sono oppressi da guerre che non vogliono, da missioni di pacificazione che non hanno chiesto, affamati e sfruttati sino alla morte pur di estrarre oro, diamanti, minerali vari. Oppure semplicemente sfruttati per raccogliere nei nostri campi quei bei pomodori che devono costare sempre meno per soddisfare il nostro portafogli.
Ma che c’è da festeggiare in tutto questo?
Con quale spirito si festeggia tutto questo se alla base di qualsiasi festeggiamento non c’è lo spirito di condivisione? Non solo delle risorse e dei beni, ma anche e specialmente delle sofferenze di tanta e tanta parte di modo.

Fare gli auguri?
E perché fare gli auguri?
Per augurare cosa?
Che ci vada sempre meglio?

Io preferisco augurare un felice Natale ed un avvenire migliore a tutti quelli che affrontano il mare nella speranza di una vita migliore. A tutti quelle famiglie che vedono morire i loro figli per un semplice attacco di malaria o non possono nutrirli. A tutti gli sfruttati del mondo affinché possano trovare giustizia e benessere. A tutti gli oppressi dalle guerre che possano trovare la loro pace.

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MG

Marcello Gianferotti, classe 1966, ha iniziato a viaggiare all’età di 15 giorni. Prima la Tunisia, poi il Madagascar, l’Italia e ora la Spagna: non si è mai fermato. Grande appassionato di scrittura, è referente iberico del circuito Sviluppo Europa e gestisce, oltre a SamizdatVoz, anche il suo blog culinario marcellogianferotti.org.

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