Cinema

Utopia: il fumetto distopico che catapulta in un’altra dimensione

Un fumetto misterioso, una banda di nerd sfegatati e un personaggio che salta fuori dalle pagine: no, non stiamo parlando di un nuovo format alla The Big Bang Theory, ma di una serie molto più dark, contemporanea e ricca d’azione. Utopia, disponibile su Amazon Prime Video dal 30 ottobre 2020, ci condurrà in un futuro psichedelico e paradossalmente distopico, i cui tratti sembrano più tangibili e attuali che mai. Remake dell’omonima serie britannica del 2013, questa nuova versione statunitense si colora di temi a stelle e strisce, rinnovando l’attenzione dei fan originali e raccogliendo la curiosità dei nuovi spettatori.

“Cosa avete fatto oggi per guadagnarvi un posto in questo mondo affollato?”. La risposta alla domanda si rivelerà più che semplice retorica.

La narrazione si apre con toni palesemente dolci e smielati: una coppietta decide di trasferirsi nella vecchia casa del nonno di lei e, nel trambusto dei lavori di sgombero, trova delle tavole sparse di un fumetto, Utopia, rarissimo e ricercatissimo sul web, seguito di Distopia. Immediatamente veniamo catapultati a Chicago, dove la coppia cerca di venderlo durante una coloratissima convention di comic&games.

Qui incontriamo alcuni dei protagonisti della serie, nerd di prima categoria e varia astrazione etnica e sociale, che si conoscono lì per la prima volta, dopo aver passato nottate a chattare su una web-room per appassionati del fumetto, senza mai essersi visti. Il motivo dell’incontro? Unire le forze e le finanze e acquistare le tavole, all’interno delle quali dovrebbero trovarsi dei messaggi profetici per il futuro, così come il volume precedente aveva previsto la SARS e altre epidemie nel mondo. Tutto piatto e lineare fino a qui, quando l’azione entra nel vivo con l’ingresso di una misteriosa e pericolosa setta criminale, parallelamente ad una particolarmente agguerrita Jessica Hyde, la protagonista delle pagine tanto ricercate, interpretata da una fortissima Sasha Lane (American Honey, Hellboy).

Da questo punto la serie entra nella sua dimensione distopica, mostrandoci fortissime scene di violenza e sparatorie, episodi di violenza gratuita, infrazioni ed esplosioni, il tutto con una carica tremendamente e irresistibilmente pop, che sebbene lasci lo spettatore con le mani davanti agli occhi, non gli permette di staccarsi dallo schermo e andare avanti. Chi è Jessica Hyde? Da dove viene? Cosa vogliono da lei e perché questo fumetto è così importante? Sono questi i quesiti attorno ai quali si snocciola la trama, aggiungendo un pezzetto alla volta e liberandosi di altri senza troppi fronzoli. Personaggi che a primo impatto avremmo considerato fondamentali saltano improvvisamente, mentre altri vengono reclutati fino alla fine, lasciando un gusto piacevolmente stuzzicante nella caratterizzazione di totale imprevedibilità del racconto.

Infatti, in una seconda storyline, un magnate dell’industria chimica ha sviluppato un nuovo prodotto al quale è stato collegato lo scoppio di una diffusione virale nei bambini. A salvare la situazione arriva il cliché dello scienziato frustrato e marginale, che pare essere l’unico esperto sul nuovo morbo. Qui lo schema del gioco si fa complicato e iniziano ad essere rivelate le pedine, le strategie e i complotti che sembrano tutti puntare in una direzione legata a doppio filo: Jessica e il suo fumetto. Chi è l’autore di quest’opera e a cos’altro ha lavorato? C’entra qualcosa con la diffusione di questa epidemia? E se sì, e giusto pensare che c’entri qualcosa anche con le precedenti?

Gli interrogativi non lasciano scampo e battono a tamburo sulla narrazione, scandendola e trasformandola in un susseguirsi di momenti esilaranti e altri drammatici. Sì, perché nonostante il chiaro rilievo d’azione, non si può fare a meno di  dare attenzione allo spessore psicologico che è stato riservato ai protagonisti e che parla, oltre che con le parole, attraverso gesti, occhiate e riti quasi primitivi. Una danza estremamente vorticante che però regge bene e con chiarezza.

Ovviamente il fattore pandemico va tenuto in considerazione. Come dichiarato dall’autrice della serie, Gillian Flynn (L’amore bugiardo, Dark places), nessuno si aspettava che il 2020 fosse caratterizzato da una vera emergenza sanitaria, e quindi questo ha comportato piccoli cambiamenti in fase di post-produzione (come l’inserimento di cartelli iniziali che specificano la distanza tra la realtà e la fiction). Alcuni momenti sono indubbiamente molto difficili da mandare giù, indigesti proprio perché siamo saturi nel discutere di mascherine, camici e vaccini. Tuttavia mantenendosi saldi e fidandosi di ciò che si vede, questa barriera si supera, rendendo Utopia un racconto esplosivo miscelato al millimetro, carico, ben costruito e incalzante. “Dov’è Utopia? Dov’è Jessica Hyde?” tenete a mente queste domande e lasciatevi sorprendere dalle risposte che troverete.

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Carlo Colleluori

Carlo Colleluori, 24 anni, ballerino a tempo perso e dottore in Scienze della Comunicazione e laureando magistrale in Media, Arti, Culture. È appassionato di lettura, serie tv e parchi a tema. Attivo anche nel sociale attraverso diverse associazioni, cerca ogni giorno di combattere e dare una voce ai diritti di tutte e tutti.

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