Opinioni

L’articolo 37 della Costituzione Italiana e la tutela delle donne lavoratrici

Sì, ma solo se prima adempiono ai loro doveri in casa

Nell’articolo 37 della Costituzione Italiana una prima parte recita:

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

Sul sito mondadorieducation.it si legge: Approvando l’art. 37 i costituenti vollero inserire nella Costituzione precise garanzie a tutela dei lavoratori più deboli: le donne e i minori. Quanto alla tutela delle donne lavoratrici, l’on. Aldo Moro (Democrazia cristiana) affermò: «[…] il riferimento alla essenzialità della missione familiare della donna è un avviamento necessario e un chiarimento per il futuro legislatore, perché esso, nel disciplinare l’attività della donna nell’ambito della vita sociale del lavoro, tenga presenti i compiti che ne caratterizzano in modo peculiare la vita».

Continua: L’articolo ha permesso l’approvazione di una legislazione volta ad affermare la piena uguaglianza formale tra lavoratori e lavoratrici. In particolare, la legge n. 903 del 1977 stabilisce che «è vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale».
Inoltre, a partire dagli anni Novanta si è andata affermando una politica tesa al raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale (ovvero, effettiva), attenuando «un evidente squilibrio a sfavore delle donne, che, a causa di discriminazioni accumulatesi nel corso della storia passata per il dominio di determinati comportamenti sociali e modelli culturali, ha portato a favorire le persone di sesso maschile».

Se oggi fosse realmente così sarebbe bellissimo. Tralasciando il gender pay gap – l’Italia si colloca al 70esimo posto a livello mondiale  per quanto riguarda il gender gap e in particolare, quanto riguarda la “Partecipazione ed opportunità economiche”, l’Italia si colloca al 118 esimo posto, principalmente per i motivi già discussi nell’analisi degli articoli 35 e 36 della Costituzione: bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, divario nei salari e segregazione orizzontale e verticale – sarebbe interessante analizzare quella frase della costituzione “tenga presenti i compiti che ne caratterizzano in modo peculiare la vita”.

 Nella società patriarcale, le donne si occupano della casa e dei bambini, mentre gli uomini lavorano preservando la loro posizione di pater familias. Alle donne è stato imposto di non lavorare con la scusa che per procreare dovessero riguardarsi. Ci sono 18 paesi al mondo in cui le donne hanno bisogno del permesso dei propri mariti per poter lavorare: Bahrein, Bolivia, Chad, Camerun, Congo, Gabonia, Guinea, Iran, Giordania, Kwait, Mauritius, Nigeria, Qatar, Sudan, Siria, Emirati Arabi, Cisgiordania e Gaza, Yemen. In altri paesi, invece, ci sono mestieri riservati in via esclusiva agli uomini, come accade nell’industria della distilleria in Argentina o nella produzione di legna in Russia.

I ruoli familiari e domestici, quindi, sembrano essere prerogativa della donna e questo aumenta il tempo che un uomo può dedicare al lavoro, permettendogli di guadagnare stipendi maggiori. Le donne sono costrette a scegliere tra la carriera e la famiglia, dato che la società riesce ancora a renderli due aspetti inconciliabili. Dedicando in media 9 ore alla settimana in più alla cura della casa e dei figli rispetto ai padri (25 ore contro 16), in un anno si ottiene un monte orario pari a 3 mesi lavorativi extra.

Accettare che nel 2020 alcuni articoli della Costituzione siano superati e da rivedere non è solo legittimo, ma necessario. Possiamo continuare a lottare per ottenere la parità sul luogo di lavoro, superando il pay gap e aumentando il numero di donne in posizioni dirigenziali, ma queste conquiste saranno sempre svuotate di efficacia senza un cambiamento degli schemi mentali della nostra società e dell’articolo 37 che li riassume. Le donne possono essere sia madri che lavoratrici, senza che un ruolo prevalga sull’altro, a differenza di quanto sostiene la Costituzione Italiana.

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Chiara Gianferotti

Chiara Gianferotti, 24 anni, ha sempre o un libro o una valigia in mano. Vive a Madrid ed è laureata in Lingue per l’Editoria, con un master in Editoria e Traduzione. Attualmente si occupa di editing, traduzione e comunicazione editoriale come freelance. La sua più grande passione è scoprire nuove librerie e parlare di libri su Instagram.

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