Opinioni

Chiamarli clochards si oppone a questo racconto

Infreddoliti, tramortiti e posti nel dimenticatoio. Poco integri li vedi percorrere le strade ornate dal tema della paura e dal clima dell’orrore. La diffidenza che dilaga e l’accusa maestra sono un peso ben mascherato. Sembrano ombre che riflettono due vite: un’ammiccata nella speranza per un futuro roseo e l’altra appartenente ad un presente costruito all’insegna della rinnovazione sociale.

Una mandibola che lotta per non staccarsi dal gracile filo della vita. Facce pallide, quasi anemiche che si nascondono dietro gli angoli dei grandi portoni ottocenteschi, portoni maestosi che ogni volta che si aprono rilasciano una fragranza simile a quella del gelsomino in fiore. Le campane che si sentono nell’aria somigliano a quelle che compongono le melodie preparatorie per l’esibizione del coro del paese: qualcosa di vivo che molti non conoscono. Le campane che si sentono, sono in realtà il segno che qualcosa è iniziato: la carente distribuzione dei viveri. Le file, i trascorsi e ancora le file. Le strade evidenziano una folla colma di pensieri pronti a materializzarsi e concretizzarsi nel consumismo dai larghi limiti.

L’incessante frastuono del modernismo bussa ad ogni porta tranne a chi, una porta, non ce l’ha.

Si avverte un sottofondo melodrammatico ed è così facile confondersi al punto tale da ignorare chi è sdraiato sul ciglio della strada. Supplicano Dio e la vita. Tra sensi di colpa per peccati che non sono mai stati commessi, alcuni di loro pensano addirittura che il motivo di tale condanna indesiderata sia stato ‘respirare’ poco più di quanto fosse possibile. L’alba è un momento speciale per chi può immortalare il cielo con la propria macchina fotografica ma per molti è un momento dispersivo e disperato: i tanto amati portoni devono essere abbandonati, sono le 08:00. Qualcuno si oppone all’amara ingiustizia ma di giusto, dopotutto, e soprattutto in questa storia… non c’è nulla. E per chi non l’avesse capito, l’intenzione di chiamarli ‘clochards’ si oppone fortemente a questa narrazione.

Ignorare agisce nello stesso modo di un unguento balsamico – fa respirare – e girarci dalla parte opposta ci aiuta a sentirci meno meschini. In effetti funziona: la preoccupazione per i senzatetto non sono mai la causa di insonnia di noi esseri umani al riparo dalle intemperie, preferiamo soffrire di attacchi di panico avvinghiati, il più delle volte, a sgretolate banalità.

Mi rivolgo a Marta dicendole: mi sento in colpa per non poterli aiutare tutti. E lei risponde: nella mia città – loro – cercano solo alcol e sigarette.

La mia espressione è segnata da mille incognite, ma mi accorgo di non sentirmi totalmente colta alla sprovvista: questa frase, già in passato mi è rimbombata in testa, detta da altre persone con altri toni di voce ma identica nella struttura e – ahimè – nel significato. Sarà il giusto prezzo da pagare per volere una sigaretta o un bicchiere di vino?

Inizio a cercare un posto dove poter essere in sintonia con qualcuno ma tempo dopo mi accorgo che in quel posto potevo esserci solo io.

Quando penso che la vita sia stata spesso ingiusta con me, con occhi assopiti e anche imbarazzati guardo ciò che mi circonda e con gli stessi occhi guardo ciò che circonda chi è costretto a cimentarsi in costruzioni di cartone sporco per limitare la sofferenza causata dal gelo, un amico a metà. Capisco, seppur contrariata, che ci sono stelle elogiate che attirano l’attenzione dei passanti e stelle che invece sono destinate a rimanere in vita in un cielo stropicciato ed invisibile.

Penso a Marta e a tutte le persone che, come lei, durante i pasti non sanno dove poggiare i gomiti sul tavolo per mancanza di spazio e al servizio del telegiornale sulle morti dei senzatetto sghignazzano, con la bocca che straborda di cibo sussurrando: se lo meritano, dopotutto cercano solo alcol e sigarette.

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Roberta Cirulli

Roberta Cirulli, 25 anni, studentessa di scienze turistiche, attualmente in Erasmus a Madrid. Appassionata di natura, sistemi turistici, tradizioni, saperi, usanze e aspetti magici-religiosi e culinari delle comunità occidentali e orientali, che caratterizzano la bellezza del nostro pianeta.

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